“But you can’t help falling in love with Elvis.” 

Il 22 giugno arriverà nelle nostre sale il film ELVIS, ultimo gioiello diretto da Baz Luhrmann, il quale ha co-scritto la sceneggiatura con Craig PearceJeremy Doner e Sam Bromell, e determinato a rivisitare la vita e la musica del King of Rock and RollElvis Presley

Quella tra Mr. Presley & Luhrmann è un’unione che sapevamo tutti sarebbe andata a nozze. Quest’ultimo difatti mette in chiaro sin dai titoli di testa che la sua idea non è quella del tradizionale biopic, bensì di valorizzare il suo stile irrefrenabile. 

E chi meglio di Luhrmann, il quale ha sempre girato i suoi film (“Moulin Rouge!” e “The Great Gatsby”) un po’ come faceva Elvis. Un regista visionario che sa davvero come mettere in evidenza il kitsch.

Racchiudere in 160 minuti l’intera vita di una persona non è facile, se poi parliamo dell’icona del rock americano possiamo dire che è altamente impossibile! Nonostante ciò Luhrmann si è cimentato in questa difficile impresa, raccontandoci la storia del Re (interpretato da un magnifico Austin Butler), attraverso il punto di vista del suo manager, il Colonnello Tom Parker (un irriconoscibile Tom Hanks), il quale venne accusato di aver sfruttato fino allo sfinimento Elvis per sostenere i suoi debiti dovuti dalla dipendenza dal gioco. 

Parker ripercorre la vita del cantante e attore statunitense sin dalla sua fanciullezza quando, unico bianco in una comunità di neri, scopre la musica (gospel e blues). Una sorta di richiamo che lo pervade nel corpo e nella mente, a tal punto da farlo diventare, crescendo, il King.

Sperimenta per la prima volta i suoi – oramai conosciuti in tutto il mondo – ancheggiamenti davanti al pubblico, novità (per un artista bianco) che fa perdere il controllo a tutte le ragazze, e liberando quegli stimoli che la società di allora condannava.

Questo è stato anche uno dei motivi per il quale è stato costretto ad arruolarsi come militare, pena delle forti accuse che lo avrebbero condannato.

Durante quegli anni Elvis conosce Priscilla (Olivia DeJonge), di cui se ne innamora perdutamente e dopo qualche anno separati (questo quando lui torna negli Stati Uniti), si riuniscono e decidono di sposarsi. A seguito delle nozze arriva anche la loro unica figlia, la dolce Lisa Marie

Dopodiché subentra il periodo attoriale di Elvis, il quale non ha riscontrato un gran successo, e alcuni dei famosi avvenimenti storici dell’America degli anni ’60 (come l’assassinio di Martin Luther King e di Bob Kennedy) i quali hanno avuto un grande impatto e cambiamento nella vita di Mr Presley. 

Lo speciale del ’68 ne è la dimostrazione, con il quale si afferma

IL RITORNO DEL RE

Indipendentemente da ciò il Colonnello riesce comunque a tenerlo rinchiuso in “una prigione d’orata” (meglio conosciuta come l’International Hotel di Las Vegas). Un manager che ha portato la figura di Elvis al successo e alla ricchezza, ma che viene anche riconosciuto come la sanguisuga che ne ha approfittato più di tutti. 

Nonostante il premio Oscar Tom Hanks abbia dato un’interpretazione da 10 e lode alla figura tuttora controversa del “Colonnello”, colui che brilla in questo film non può che essere Austin Butler. 

Con questa performance [Butler] è riuscito nell’intento di tornare a dar vita ad una figura senza precedenti, ad incarnare magnificamente il cuore e l’anima del Re del Rock and Roll. Ha reso onore, con precisione e rispetto, ad un artista che ha messo tutto sé stesso sul palcoscenico. 

Un impegno iniziato nel 2019, quando Austin ha incominciato a studiare i movimenti e la voce (accento profondo del Tennessee) di Elvis, e continuato nonostante fosse subentrata la pandemia, rendendo così il suo lavoro encomiabile e degno di una candidatura ai prossimi Academy Awards. 

Oltre all’eccellente lavoro di Austin Butler quando si è ritrovato a dover interpretare delle importanti canzoni del repertorio, c’è da complimentarsi anche con altri cantanti singoli e gruppi della musica odierna che hanno omaggiato Elvis. Tra essi i Måneskin che, con una loro versione, hanno interpretato il brano dell’iconica “If I Can Dream” come canzone di chiusura del film. 

Naturalmente la fotografia, i costumi e la musica dominano fortemente il racconto, ma ciò che lo rende veramente completo e migliore rispetto a molti altri biopic che ci sono stati proposti in passato è l’anima dolce di Elvis. Un figlio che amava incondizionatamente sua madre, alla quale voleva comprare una Pink Cadillac e suonare la musica che lo rendeva felice, quella della sua infanzia. 

ELVIS è una storia che rende tributo in modo estremamente artistico e profondo ad un fenomeno immortale. È un film che travolge, proprio come faceva il Re stesso nelle sue esibizioni.

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